mercoledì 22 aprile 2009

Canto Notturno di un calzino errante del tinello

E' una della cause più frequenti di divorzio.
E' al centro di innumerevoli diatribe casalinghe.
Rappresenta uno degli argomenti preferiti delle signore quando si trovano a sparlare di mariti, conviventi, compagni e affini.
Il calzino errante è tutto questo e anche di più.
Tipica manifestazione del maschio sopra la trentina (per i più giovani c'è il calzone, bomba chimica arricchita dal lungo soggiorno dentro scarpe da ginnastica anaerobiche), è un particolare indumento che sembra godere di vita propria.
Viene inizialmente avvistato in camera da letto, tipicamente sopra lo zerbino ai piedi del letto, ricompare misteriosamente poco dopo sotto il tavolo di cucina, per poi spostarsi di fianco al divano del salotto e finendo la sua folle, placida corsa, nei pressi del cesto della biancheria. Ovviamento all'esterno, mai dentro.
Altra peculiarità è l'assoluta solitudine dell'oggetto, che si muove costantemente spaiato dal suo vecchio gemello, impegnato anch'esso in un percorso domestico differente, destinato comunque a concludersi nei pressi del cesto della roba sporca.
Nel frattempo il borbottio muliebre si fa più intenso, in un crescendo rossiniano di "ma io non lo so...", "ma è mai possibile...", "ma tutte le volte te lo devo ripetere...", crescendo che si conclude con il nome del marito-compagno-convivente pronunciato a migliaia di decibel.
Se lo si osserva con l'attenzione che merita, il calzino errante si manifesta quasi sempre appallottolato, con una forma sferica-ovoidale e immancabilmente alla rovescia. Sfera che appare meno voluminosa se si tratta di calzino corto, oggetto desueto, ma ancora utilizzato da taluni.
Numerosi studi hanno certificato che quella del calzino errante rappresenta probabilmente l'ultima, disperata manifestazione maschile di libertà.
Lasciare cadere il calzino dove capita, senza curarsi di riporlo dove dovrebbe, lascia al maschio adulto le ultime reminescenze di gioventù, di quell'epoca fatata in cui c'erano solo gli amici, il calcetto, la serata a zonzo per il centro e mammina che pensava a tutto, dal rifare il letto al cucinare quel meraviglioso sugo che "...come lo fa lei...".
Perciò, care signore-moglie-conviventi-compagne: siate indulgenti con quei bricconi scalzi: il calzino errante è un grido di libertà. L'ultimo che resta loro.
Free errant little sock!

Amici? Mai coverto!

Con quella bella voce da baritono, il marito di Maurizio Costanzo (come la chiama Fabio Volo) imperversa da tempo, troppo tempo, sugli schermi nazionali.
Da segretaria dell'affiliato alla P2 (tessera n. 1819, Berlusconi aveva la 1816), la signora Costanzo ha scalato tutto lo scalabile dell'etere.
Oggi la troviamo a condurre "uomini e donne", "c'è posta per te" e "amici", ovviamente amici suoi, di Mario de Filippi.
Un prezzemolo che neanche il Pippo Baudo degli anni '80 avrebbe eguagliato.
Il problema è che l'incremento della sua presenza è inversamente proporzionale alla crescita di qualità della tv.
La signora è la principale responsabile dei filoni più deleteri che negli ultimi anni ammorbano il piccolo schermo: la famosa "tv del dolore", con c'è posta per te, la tv caciarona, volgare e ignorante di "Uomini e donne" e quella finto-giovane di Amici. Tre filoni dai quali oggi la tv generalista attinge a piene mani, brancolando in un vuoto totale di idee e di cultura.
Un tratto accomuna tutti e tre i programmi: l'assoluta mancanza di talento dei suoi protagonisti-partecipanti. Ci sono i tronisti (basta la parola per mettere mano alla pistola), ma pure i nevrastenici di Amici restano comparse impalpabili, che potranno esibirsi in qualche sagra di paese e tra qualche anno nessuno ricorderà più. Si dirà: ma quello non ha vinto San Remo? Certo, ma cos'è San Remo se non una mega sagra di quel paesone arretrato che è l'Italia?
Sfuggono, almeno a me, i motivi per i quali tanti concittadini seguano con ascolti record tanta spazzatura.
Poi, però, analizzando il percorso delle televisioni nazionali negli ultimi 15 anni, ci si accorge che tutto torna: la tv come grande anestetico, il piccolo schermo che ogni giorno ti spegne un neurone e ti dice anche come pensare.
Più che il controllo dei telegiornali, che comunque c'azzecca, è qui che la vulgata dominante sta vincendo alla grande: pensa poco, il meno possibile, non faticare per capire cosa succede intorno a te, perché non serve: puoi vincere anche senza nessuna qualità. Nessuna fatica è necessaria.
Al limite rifatti le tette, urla ogni tanto e vai a porto Cervo una settimana pagando a rate.
L'importante è restare amici.

mercoledì 15 aprile 2009

Un post su Lost

E' tornato.
E' di nuovo fra noi.
E' Lost, anche se non si era mai perduto.
Jack, Kate, Sawyer, Lock, Ben, Desmond, Hugo e l'isola dei misteri spadroneggiano ancora nel lunedì di Fox, purtroppo solo per 50 minuti contro l'ora e mezzo delle ultime serie.
Basta poco per tornare in tiro. Per essere invischiati e perduti nella trama sempre più fitta scritta da quei satanassi degli sceneggiatori.
Adesso ci si mettono i salti nel tempo. E i morti che ritornano.
E' come essere su una parete di roccia e precipitare nuovamente appena si pensava di aver trovato un appiglio sicuro. Tutto è in costante, continuo movimento.
La magia di questa serie sta in tante cose, alcune scontate (per le produzioni americane) come la bravura degli attori o la perfezione tecnica e stilistica.
Ma ciò che veramente mi fa tornare sull'isola sono la fame di sorpresa, il sottile gusto dell'inquietudine che trasuda dalla storia, Kate che ogni volta che la vedi ringrazi i suoi genitori di averla fatta così.
E poi scoprire i tanti fili intrecciati che legano tutto a tutti e tutti a tutti. Scorgere significati nascosti in una frase, in un simbolo.
Lost ha cambiato la televisione. Ha fatto vedere cosa significa fare "fiction" fuori da quei cessi che ci propinano su RaiSet tra padri pii, papi, papesse, suore e monache.
Adesso siamo alla quinta serie. Ce ne sarà una sesta l'anno prossimo e sarà anche l'ultima.
E allora si che saremo tutti LOSTes.

mercoledì 8 aprile 2009

La Zecca e la Zanzara

Forse è solo per masochismo, presente comunque in ciascuno di noi in dosi differenti.
O forse è che alle 7 di sera in macchina ho voglia di sentire la radio parlata e non le solite canzonette.
Fatto sta che spesso mi trovo ad ascoltare "La zanzara", la trasmissione di Radio 24 condotta dal genio dell'etere, Giuseppe Cruciani (basta vedere la foto per capire il soggetto).
Già dal titolo, nell'idea del conduttore il programma si dovrebbe connotare come "scomodo", "fastidioso" per il cosiddetto potere. Non allineato.
Peccato che ascoltandolo, anche solo per dieci minuti, ci si accorga di quanto sia banale, allineato e ligio alla vulgata maggioritaria.
L'allievo dell'elefante Ferrara (anch'egli titolare di una trasmissione la mattina sempre sulla stessa radio) con un cultura malferma, un accento romanesco strascicato e il tono di chi la sa lunga, discetta dei temi del giorno con alcuni bersagli preferiti: Di Pietro, Travaglio, i "giustizialisti", l'antipolitica e tutto quanto rappresenti la società civile non intruppata negli schemi dei partiti e della "casta".
E' imparziale quanto lo è Vespa, cioè zero, anche se molti ascoltatori (ci sono o ci fanno?) esordiscono nei loro interventi in diretta complimentandosi per un inesistente equilibrio.
Come il suo concorrente Forbice, che da anni su Radio 1 alla stessa ora "zappa" letteralmente gli ascoltatori non allineati, Cruciani irride chi non si attiene al compitino o esce dal solco di quanto le reti unificate RaiSet diffondono a piene mani da mesi a questa parte.

E' ovvio che il conduttore (o il conducente) gioca da una posizione di forza e Cruciani questo vantaggio lo sfrutta a piene mani per disinnescare con stratagemnmi vari gli interventi scomodi di ascoltatori intelligenti.
Curioso anche il comportamento con gli ospiti: sempre gli stessi, e tutti di quella fascia cosiddetta "cerchiobottista" che non disturba nessuno, si dà un tono intellettuale e passa per "molto intelligente".

C'è un lato positivo, però. Il fenomeno Cruciani dovrebbe confortare i giovani aspiranti giornalisti radiofonici attualmente disoccupati: se uno come lui può condurre una trasmissione su un network nazionale, allora c'è davvero posto per tutti.

lunedì 6 aprile 2009

Silenzio.

da Repubblica.it - ore 16:55

Tra le vittime una mamma morta sotto le macerie delle casa abbracciando i suoi due bambini

domenica 5 aprile 2009

Ve lo do io Grillo: politica, satira e informazione all'epoca dei blog




Beppe Grillo nel 2008 è stato indicato dal Time come uno dei più influenti blogger al mondo. Le sue denunce alla politica, all’economia corrotta hanno spesso anticipato le inchieste giornalistiche e le indagini della magistratura. Di questo fenomeno, del rapporto tra satira, blog e informazione si parlerà in questo incontro che prende spunto dal libro di Andrea Scanzi Ve lo do io Grillo.

Partecipano:
Jeff Israely, Time
Andrea Scanzi, La Stampa
Luca Telese, Il Giornale
Marco Travaglio, Anno Zero RAI 2
Modera Elisa Calessi, Libero

venerdì 3 aprile 2009

L'estate che fu e che sarà

Entra dal finestrino della macchina in corsa.
La respiri camminando di fretta.
Si appoggia sulla pelle e trasforma il maglione in un'armatura pesante.
E' l'aria d'estate, quella che oggi è tornata a girare dopo un inverno finalmente freddo e gagliardo.
Il profumo arriva anche qui, tra i fondi bassi della pianura e riaccende ricordi, attese...
Ti vengono alla mente vecchi amici di estati del tempo che fu. Si infittisce il chiacchiericcio con quelli che non hai mai perso di vista, di penna, di tastiera. I progetti sono meno remoti e la leggerezza allontana la nebbia che circonda il dovere.
Anni fa non si smetteva mai di pensare all'estate. La scuola era troppo leggera per coprire la luce del sole d'agosto, i ricordi della vacanza precedente e le aspettative di quella futura.
Oggi è invece buio fitto in quei mesi d'inverno, quando il lavoro è una tenda nera-coprente.
Ci basta però un vento leggero, di tramontana anche, per squarciare la stoffa e far entrare nuovi raggi e antichi respiri.

Grandi paure e paure da grandi

Marco ha quasi cinque anni e ha paura del buio.
Io ho 40 anni e ho paura di quando Marco non ha avrà più paure.

mercoledì 1 aprile 2009

Paramecio, ascendente pidocchio

Prima cosa da non chiedermi mai: di che segno sei?
Seconda: ascendente?
Divento cattivo quando mi molestano con l'astrologia.
Manca l'eruzione cutanea, ma si tratta di una reazione allergica a tutti gli effetti.
Il primo pensiero è per quelle signore dalla parrucchiera, sedute sotto il casco, che si leccano l'indice e sfogliano con bramosia la rivista piena di orecchie fatte da altre signore che si sono leccate l'indice il giorno prima o l'ora prima (in quel caso il giornale è ancora umidiccio...). E poi finiscono sempre lì: tra l'ariete e il capricorno, tra amore, denaro, fortuna.

Ci sono alcune che riescono a reggere per ore la conversazione su temi del genere, infarcendo di aria fritta e boiate astronomiche le loro dissertazioni astrologiche.
Bisognerebbe dir loro che gli oroscopi dei giornali, soprattutto locali, li scrivono gli stessi giornalisti che mezz'ora prima hanno battuto il pezzo di cronaca nera sullo spacciatore di hashish "colto il flagrante" dalla "gazzella dei carabinieri" o dalla "volante della polizia". E che con l'oroscopo si rilassano a fine giornata buttando lì le prime puttanate che saltano loro in mente prima di andare a cena.
E invece c'è chi non esce di casa se prima non ha consultato l'oroscopo del giorno. Ma dico io: possibile che a tutti quelli, mettiamo, della Vergine, quel giorno arriveranno un sacco di soldi, troveranno il moroso/a e avranno soddisfazioni sul lavoro?

Le finte agnostiche sostengono poi che all'oroscopo non ci credono, ma alle caratteristiche dei segni si. Loro sono cocciute e testarde perché son del Toro (o del leone, non ne ho la più pallida idea). Oppure sensibili e sognatrici, da brave pescioline. Altre si definiscono ambigue, doppie, volubili, essendo che i Gemelli le hanno segnate per sempre.

Di fronte a tanta inutile convinzione è inevitabile pensare al povero Galileo. Perseguitato, processato, sbattuto in cella per amore della scienza, quella vera, quella basata su dati di fatto, fatica, studio, esperimenti. Tutte robe che i cosiddetti "astrologi", da Otelma in giù, hanno scansato sin da piccoli. Insieme alla fattura.

I nuovi padri della patria - Marco Travaglio