venerdì 31 ottobre 2008

Nostalgia canaglia e quel diavolo di Facebook

Manna dal cielo. Questo è Facebook (feisbùk per gli amici) per chi si trastulla con la nostalgia da quando è nato. Uno zibaldone di ricordi nascosti che spuntano all’improvviso quando li avevi archiviati in una remota cartella della memoria.

I fighi lo chiamano web 2.0. Che vuol poi dire interattivo, a due canali, dove si può leggere, consultare, informarsi, ma anche scrivere, aggiornare, informare. Ed è vero. Si caricano/scaricano i file video, le foto e ogni sorta di orpello creativo che può essere digitalizzato.

Ma lungo i cavi ethernet, il wi-fi e le back-bone oceaniche che collegano faccia-libro corrono soprattutto ricordi, emozioni, suggestioni sopite che, all’improvviso, si risvegliano grazie a una foto, a un nome, a un amico di un amico che non era più tuo amico ma lo torna ad essere in pochi click.

La rete è caos, certamente. E’ un insieme sconclusionato di tutto. Ma è soprattutto una miniera di cui non si intravede neanche lontanamente il fondo. Un giacimento dove appaiono pepite di vita, metalli preziosi che aspettavano solamente di essere scoperti.

E’ come se ognuno potesse ritrovare pezzi della propria vita anche dopo averli abbandonato emotivamente da anni. E se li ritrova tutti interi, o quasi. Ne sente con chiarezza il profumo dimenticato, i rumori attutiti dal tempo.

Attaccati a quegli amici dispersi nei rivoli del tempo, ci sono altri amici e altri ancora, ciascuno con quel pezzo di vita che ha condiviso con te e che ti restituisce gratuitamente.

Forse un giorno, anche vicino, ci stancheremo di faccialibro.
Di sicuro, però, non ci stancheremo di farci irretire dalla nostalgia.
E allora un altro sistema ci aiuterà, a ricordare.