sabato 23 febbraio 2008

Caro Uolter, facciamo la prossima volta…

Dal 12 al 16 aprile sarò a Parigi.
Porto mio figlio a vedere quella meravigliosa città, a divertirsi a Eurodisney, a scalare la Torre Eiffel, a correre spensierato nel giardino di Lussemburgo, a vedere i palazzi dal battello sulla Senna.
Così sarò via da questa fogna di paese per quattro giorni. Ossigeno puro, anche se per poco. Troppo poco.
Era un viaggio in programma da tempo. Da prima che la Mastella Family venisse travolta dalle porcherie in Campania e si portasse dietro il caravanserraglio che stava al governo.

E così non potrò votare. Non potrò scegliere tra il cainano e uolter buononi.
Poco male. Anche se fossi stato in Italia, al seggio non ci sarei andato.

E lo dico anche ora, dopo che la campagna elettorale è partita e si capisce meglio cosa sarà il “nuovo” partito democratico.E’ una decisione che mi costa tantissimo. Io credo nella Costituzione, nei valori che sancisce e ho un rispetto assoluto per chi, quei valori, ha permesso che si affermassero. I miei eroi sono i partigiani. Quelli che hanno resistito e hanno “cacciato l’invasor”. E spero che non mi giudichino troppo male se, questa volta, salto un giro.

Ma non ce la faccio. Io a questi non ci credo. Qualche spiraglio s’è visto: niente pregiudicati in lista, via i vecchi babbioni, più spazio ai giovani e alle donne, anche se sarei curioso di sapere se senza “L’antipolitica” di Grillo tutto questo sarebbe successo.

Ma è come curare la lebbra con l’acqua calda. Non si incide la piaga. La si continua a curare con troppo timore.Uolter dice che è ora di finirla con la contrapposizione sinistra-cainano. Dice che nei paesi anglosassoni, che lui tanto ama, le parti avverse collaborano sulle grandi questioni di interesse nazionale e nello scrivere le regole. Nei paesi anglosassoni che lui tanto ama, però, nessun politico ha tre reti televisive, un impero economico e finanziario dalle dubbie origini, i due principali collaboratori (Dell’Utri e Previti) condannati per associazione mafiosa e corruzione di giudici. Chiamiamola originalità italica. Ma è questo che Uolter fa finta non di capire. Questo cesso di paese non è come tutti gli altri. Non si possono scrivere le regole con chi le viola sistematicamente o, addirittura, le riscrive a sua immagine per evitare condanne, galere e altro. C’è qualcosa di marcio alla radice. Se non si toglie, tutto resta contaminato.

E poi, la cosa che più mi irrita di Uolter, è il suo patriottismo all’amatriciana. Gli italiani, il tricolore, il paese meraviglioso, straordinario, geniale, ecc. Ma se l’Italia è nella merda fino al collo qualche responsabilità ce l’avranno pure gli italiani, o no? O è colpa degli ultracorpi o della congiuntura internazionale? Uno come Berlusconi può vincere per terza volta le elezioni solo in un paese indegno come questo. In altri posti, dopo due giorni, l’avrebbero spernacchiato e cacciato. Ma se gli italiani, almeno la metà, se lo tengono, ci sarà qualcosa che non va nelle teste e nella mentalità italica.

Comunque è fiato sprecato. Tanto non le dirà mai ste cose. Ma soprattutto non le farà. Anche una legge sciacquetta come la gentiloni è ancora lì ferma e mai sarà approvata. E se uno propone, come Di Pietro, di fare come nei paesi anglosassoni, che Uolter tanto ama, di lasciare una sola tv pubblica e una sola privata, i primi a zittirlo sono proprio i capoccioni del Pd. Peccato che in un sondaggio del corriere on line (non di Critica liberale o Micromega) il 70% si dica d’accordo con la proposta.
Allora facciamo che per stavolta aspetto di vedere come funziona e cosa faranno all’opposizione (come è probabile che sia) o al governo.

Per adesso, faccio il pit stop. Mi fermo ai box.