domenica 29 luglio 2007

Un eroe bosniaco


Di lui ricorderemo questa foto sbiadita presa dalla patente, come succede nei fatti di cronaca di periferia.
Una faccia pulita, i capelli a modo con la riga da una parte e l’accenno di un sorriso.
Eppure Dragan Cigan, 31 anni, è stato più di una faccia pulita.
Ha salvato due bambini dal sicuro annegamento, lasciando la pelle in un gorgo nato dall’incontro tra il fiume e il mare.
Due bambini veneti vivi, un ragazzo bosniaco morto, due ragazzini di 4 e 9 orfani e una donna vedova.
Questo il bilancio terribile di un fatto che a leggerlo nello stesso tempo fa rabbrividire e riconcilia con l’umanità.

Da una parte c’è la gratuità del gesto di Dragan, che non ha pensato “tengo famiglia” e si è buttato senza pensarci. O forse si è immedisimato talmente da immaginare che al posto di due bambini sconosciuti in difficoltà ci fossero i suoi figli.
E questo scuote le coscienze, strilla al mondo che ancora qualcosa di buono c’è.

Dall’altra parte una coppia veneta di ghiaccio; che appena recupera la prole sana e salva raccatta le sue cose in fretta e furia (cellulare, fruttini, asciugamani e “Chi”) e sparisce in un buco nero di ingratitudine. Come si fa a non stare in ansia per la sorte di chi ha appena salvato la vita ai tuoi figli? Quando riesci a salvare, recuperare, rivedere quanto hai di più prezioso fai salti di gioia, ti getti al collo di chi ti ha riportato quello a cui tieni, fai di tutto per sdebitarti e per ricambiare. Almeno nella normale umanità. Se non lo fai vuol dire che ciò che hai appena recuperato, in fondo, per te non vale granché. Vuole anche dire che si possono avere le sembianze umane senza per questo appartenere all’umanità.

Dragan Cigan era un Uomo.

sabato 21 luglio 2007

Che fai tu terra in ciel? Dimmi che fai…

Stavo per dimenticarmi.
Poi, stasera, tornando a casa, l’ho vista lassù ancora incompleta e timida.
E allora tutto è tornato alla mente.
38 anni fa, in questo giorno, abbiamo messo piede lassù.
Neil ha fatto quello che era un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità.
Dentro una scatola di latta, spessa poco più di un dito, Neil Armstrong, Edwin “Buzz” Aldrin e Michael Collins, quelli dell’Apollo 11, hanno attraversato il buio e il freddo per 360 mila chilometri prima di posarsi, in un silenzio sottovuoto, su quella regolite argentata.
Sarà perché sono nato lo stesso anno pochi mesi prima, sarà perché non credo in dio ma solo nell’umanità, ma non posso fare a meno di pensarci tutte le volte che la guardo: lassù ci siamo andati.
12 uomini coraggiosi, tre dei quali oggi non ci sono più, hanno saltellato leggeri nel mare della Tranquillità, sull’Altopiano di Fra’ Mauro, nell’Oceano delle tempeste.
E ci hanno visto piccoli e lontani, circondati dal buio profondo.
Sono loro i miei eroi preferiti.
Uomini di questo mondo, ma anche un po’ di quell’altro.