venerdì 4 luglio 2008

Il nemico privato numero 1: la camicia

Le maniche lunghe sono una iattura. Le stendi bene bene, con i polpastrelli ti assicuri che la parte sotto non abbia pieghe traditrici, metti il polsino in posizione, fai un bel respiro e… Via! Il vapore sgorga copioso e roboante, annichilendo le stropicciature vigliacche.

Finita la destra, passi alla sinistra…. Però…. quella piega bastarda ti guarda e sembra schernirti: ce l’ha fatta ad uscire, nonostante le precauzioni degne di un volo spaziale. Allora rimetti in posizione la manica sinistra e con astio premi sulla ribelle per farla tornare nei ranghi.Con la seconda manica, di solito, fila tutto liscio. Soprattutto se avete dato una lezione esemplare alla prima.

Adesso le spalle. E qui viene in soccorso la parte rotonda dell’asse da stiro. Prima una metà, poi l’altra. Attenzione alle pence: ci sono camice che ne hanno una unica centrale (è la più bastarda) e non si capisce bene dove finisca, altre ne hanno due in corrispondenza delle scapole, una passeggiata. Altre ancora ne sono del tutto prive: dio le benedica. Qualche stilista sadico e ignorante si è poi divertito a fare camice ”sfiancate”, quasi come quelle da donna: bè, se li dovessi incontrare vorrei avere con me il ferro ancora caldo per dar loro una ripassatina calorosa.

Ora è tutto in discesa. Sempre utilizzando la curva dell’asse (Einstein non c’entra) si infila la parte anteriore della spalla, in modo che tutto il fronte sia ben disteso. Colpi decisi e secchi e attenzione ai bottoni. Poi si passa al retro, con l’incognita pence per fare ritorno alla zona anteriore rimasta da completare.

Per chiudere in bellezza, ecco il colletto: lo si pialla da disteso. La piega si può fare dopo, a mano, oppure con un altro colpo di ferro.Chiosa sui colletti: i botton down sono simpatici: di solito non sono inamidati e si piegano bene. Più rognosi i colli alla francese: per tenerli stesi, all’interno hanno due bastoncini piatti di plastica, che però dopo le prime lavate in centrifuga sembrano uscire dai gangheri e si mettono a girare per il colletto. Vanno riportati subito all’ordine! Altri, poi, se vanno proprio. E’ il caso di quelli infilati in fessure con l’estremità aperte. In quel caso la punta del colletto resta moscia e rientrante come quello di Bondi: rassegnatevi: non c’è nulla da fare. A meno che non riusciate a trovare nuovi stecchini in qualche negozio comprensivo.

Ultimo consiglio: una volta finito il capolavoro, annusate la camicia. Il profumo del detersivo, riavvivato dal vapore, compensa la fatica e le bestemmie.

Ultimissima chiosa: la prima stiratura comincia con la stesa dei panni. Per le camice utilizzate le stampelle: certe pieghe, vanno eliminate sin da giovani!

- utile video per chi è alle prime armi

giovedì 3 luglio 2008

Diario di un casalingo-lavoratore

Fare il ragazzo padre di un bambino di 4 anni, tenere in ordine una casa, lavare, stirare, brigare è un mestiere durissimo. Soprattutto se nel frattempo uno lavora anche, per pagare l’affitto, per mangiare, per vestire; se lavora per sé e per quella meraviglia di figlio che si ritrova.

Tutto questo merita un diario?
Se fosse un racconto serio, drammatico, anche un po’ palloso, probabilmente no. Non che non sia dura, ripeto. Ma mentre stiravo, l’altro giorno, grondando sudore che potevo riempire il ferro da stiro senza bisogno dell’acqua distillata, mi sono messo a ridere da solo, guardando le ciabattine di plastica, i bragoncini blu e la maglietta lisa che, di nascosto, mi metto in casa quando nessuno mi vede.

Ho pensato che di soggetti come me ce ne sono molti a questo mondo. Padri quarantenni (quasi), alle prese con detersivi, spugnette, moci, ferri e assi da stiro, swiffer, glassex, aspirapolveri, scottex, Svelto e Dixan.

Ho anche pensato che il mito del Denim, il maschiottone che non doveva chiedere mai, probabilmente aveva una domestica. E i soldi per pagarla. Sennò quella camicia di jeans con gli automatici non sarebbe stata stirata così a modino.

Ridendo da solo mi sono detto: quasi quasi le racconto a puntate queste vicende scabrose; dalla scelta dei guanti di gomma, al test anti-polvere, passando da quella volta che mi si è allagato il salotto dopo un temporale degno delle Filippine.

E poi basta con la tradizione italica che ormai ci ha reso ridicoli in tutto l’orbe terracqueo!
Maschio è bello, casalingo è ancora più figo!