martedì 1 ottobre 2013

La brezza fa il suo giro

Soffia un vento leggero, insolito, quasi beffardo dalle parti della Pianura. 
Forse vuole dirmi qualcosa, o forse è solo che le sorprese possono arrivare anche quando non le aspetteresti mai.

lunedì 2 maggio 2011

Anno

Dice che un anno è lungo lungo. Altri dicono che vola, a volte pure sopra le nuvole. Io non lo so se è stato lungo o corto o giusto. So che un anno così lo ricorderò per tutti i prossimi anni, so che sollevarsi così tanto e vedere panorami e mari e onde e raggi di sole e notti stellate e dune del deserto e prati verdi e abbracci caldi e soffi leggeri e urla e lacrime e baci di seta... dicevo un anno così ti riporta al senso che a volte cerchi una vita e non trovi mai.
E invece adesso il senso lo guardo e lo vedo, ammiro la bellezza che ci affianca, sento la fatica che ci aspetta, immagino il calore che ci daremo con le nostre mani intrecciate e dico che quest'anno me lo tengo nel baule delle cose belle, anche se forse tutto non entrerà, tanto è stato generoso di sentimenti, vibrazioni, VITA.
Tu sei per me.

giovedì 17 marzo 2011

Soffia il vento

Il vento soffia cattivo oggi. Il cielo pesante si appoggia sulle corde dell'anima, le tira oltre il limite, sfiancando le ultime energie rimaste e fa perdere l'allegria.
Ora è il tempo di chiudere le finestre, di ripararsi dai temporali passati e da quelli futuri.
Stringere i serramenti, sigillare le fessure, tenere lontano il freddo astioso che arriva da lì.
Il caldo di una dimora solitaria e accogliente proteggerà quello che resta e quello che, forse, potrà essere ancora su nuovi prati verdi.
Adesso però è il tempo di tornare dentro.

mercoledì 23 febbraio 2011

Sassi

E’ strana la spiaggia di ciottoli. Specie se si guardano quelli appena dentro l’acqua, trasportati dalla risacca e spostati per una vita dalle onde. Può capitare che per un gioco di correnti, venti e maree un giorno due di questi si ritrovino accanto. E lì restino, per un tempo indefinito, fino a che un’onda nuova non li sposti nuovamente lontani.
Oppure finisca che li lasci lì, l’uno accanto all’altra, accarezzandoli di tanto in tanto con la sua schiuma profumata.

lunedì 7 febbraio 2011

Mani

Stai crescendo che manco faccio in tempo ad accorgermene tanto sei veloce a venir su alto e snello.
Ci sono tante cose nuove che ti arrivano e che vedi e che vuoi capire.
C'è la curiosità di chi ha appena imparato a leggere, scoprendo un mondo nuovo di parole, pensieri, cose.
La fatica della scuola, gli occhi grandi che adesso guardano oltre che vedere, gli affetti intorno che senti e che ti abbracciano ricambiati sempre di più.
Sono felice di camminare con te, di restarti a fianco anche se un po' più indietro, perché adesso ce la fai a procedere anche un po' da solo.
Ci abbracceremo ancora per tanto tempo, ci diremo sempre "ti voglio bene" e ci daremo la buonanotte per molte notti ancora, anche se i tuoi piedi si avvicinano sempre di più alla testiera del letto.
E allora sappi, piccolo mio, che sono qua vicino a te e che la tua mano, anche se un po' più grande, ci sta ancora tanto dentro la mia.

sabato 25 dicembre 2010

Roots

Quali sono le mie radici?
Queste qui, ben piantate nell'Emilia, direbbe un osservatore distratto.
Sei nato e cresciuto qua, parli con quest'accento dalle "e" belle chiuse, dalle "s" sibilanti e dalle "z" affilate.
E mangi i salumi, i turtleìn, gnocco e tigelle e tutti quegli accrocchi zuppi di colesterolo malvagio.
Senza contare che la pianura ti accompagna da una vita, la nebbia e l'umido d'inverno, l'afa schifosa d'estate e i circoli anziani e le polisportive e l'associazionismo e la coop e il partito e l'arci e la bicicletta che adesso è un sogno perché ti sposti solo in macchina come una trottola tra la via Emilia e il west.
Detta così, allora, non ci sarebbero dubbi.
Però, non è proprio così.
Perché il mio genitore maschio è calabro, nato anche se poco cresciuto tra l'Aspromonte, il Tirreno e lo Jonio. E poi ci sono tutti i parenti e affini che pure loro provengono dalla Magna Grecia, ma negli anni si sono sparpagliati lungo lo stivale, dalla Liguria, a Roma, con un grossa colonia fiorentina.
E non vi dico il guazzabuglio di accenti e di cucine alle riunioni di famiglia, che ti gira la testa se non entri subito in sintonia con il souq parentale.
Anche la frequentazione del capoluogo mediceo da quando i ricordi mi accompagnano ha aggiunto il tifo viola e un po' di toscanità a quello che sarebbe già uno zibaldone pronto e finito.
E ancora non basta.
Dove li mettete, infatti, i 38 anni suonati di frequentazioni salentine?
Con il sale di quel mare stampigliato a fuoco sulla pelle, gli odori, i muretti a secco, la terra rossa, gli ulivi, le paiare, le friselle, gli scogli, la sabbia fina e quella grossa.
E poi l'accento fiero di quel tacco orgoglioso, che comprendo e che mi sforzo di imitare. O i mattoni di pietra leccese, e le storie narrate dai Messapi ai giorni nostri e la pizzica che ti infervora d'estate nelle piazze di paesi, borghi e quartieri.
Senza dimenticare le lunghe frequentazioni, le amicizie e, più di tutti, il recente sole partenopeo, che si sono aggiunte armoniosamente alla fiera già presente.
Un bel rompicapo, non c'è che dire.
E dunque?
Dunque mi accorgo che le radici forse non le ho da nessuna parte, ma ancora di più che le ho in molti posti.
Forse significa che più dei luoghi, del cibo, della conformazione geografica del posto dove si nasce, si cresce, si vive, gli alberi del cuore e degli affetti mettono radici dove incontri le persone che ti fanno diventare quello che sei. Le loro facce, le parole, i silenzi, i vissuti insieme, i pezzi di vita che con loro condividi diventano la linfa che scorre dalle radici e arriva fino alla chioma, anche se adesso sono semi calvo.
E' come se durante quelle frequentazioni avessi posato un seme in quelle terre simboliche che amici, parenti, persone si portano appresso e oggi quella semina avesse generato un bosco di alberi, con radici sparse da Nord a Sud, dal Tirreno, allo Jonio, all'Adriatico passando per gli appennini.
Se ci penso il discorso fila.
E io sono emiliano, certo, ma anche salentino, calabro, partenopeo, fiorentino e chissà cos'altro ancora.

martedì 21 dicembre 2010

Sonno Natale

Eccolo dunque che si avvicina tra le nebbie e le nuvole grigie di quest'inverno insolito e freddo.
Il natale arriva da quella parte e passerà in un tempo veloce, troppo, per afferrare qualcosa di più di una fetta di panettone.
Mi chiedo cosa vogliano dire questi giorni strambi attesi per un anno. Cosa dovrebbe cambiare quando si è circondati da lucine, alberi agghindati, palle ferme e palle che girano?
Per quanto mi riguarda niente. Forse solo le ore di sonno che si allungheranno un po' rispetto alle notti brevi del resto dell'anno.
In fondo è già molto. Riposare la mente, il corpo e i pensieri aiuta a guardare dove si è arrivati e cosa resta ancora da fare.
Si, penso che mi regalerò questo: un cuscino accogliente e la quiete dell'inverno.
E se nevica, tanto meglio. Non avrò nemmeno bisogno delle catene.
Buon natale