giovedì 18 settembre 2008

I problemi del PD

C’è chi dice che il pd dovrebbe rispolverare, armi e bagagli, la tradizione, la cultura, il fare opposizione del vecchio piccì.Il problema/i del Pd, per quanto mi riguarda, non sono di tipo “nostalgico”.
Evocare il Pci, quel modo di fare politica, con i suoi riti, i suoi leader, le parole d’ordine e compagnia cantante è del tutto inutile OGGI. Ampiamente fuori tempo massimo.
Non è questione di essere “più di sinistra”. E le rogne del Pd non nascono dal fatto che è troppo al centro, un po’ più a destra, troppo in alto o drammaticamente in basso.

Personalmente penso che ci sia un grande deficit, invece, di cultura liberale/azionista. Quella vera, mica quella all’amatriciana di certi figuri che una volta si chiamavano miglioristi, dicevano “i compagni socialisti” rivolti a Craxi e C e oggi scrivono/leggono il riformista di polito el drito.
Una cultura che faccia del rigore, della laicità e del rispetto delle regole i propri cardini. Oggi, al Pd, tutto questo manca. Ma credo che il tarlo sia proprio nel manico.
Sia gli ex dc che i post pci di cultura liberale ne hanno sempre masticata poca. Ernesto Rossi, Sylos Labini, Galante Garronte e la tradizione azionista, liberale, progressista che incarnavano sono sempre stati visti molto male dal monolite togliattiano. E come fastidiosi moralisti dalla dc. Quando erano gentili li chiamavano “anime belle”…

Non parliamo poi della laicità. Il pci è stato da sempre un partito “clericale”, a partire dall’assemblea costituente. Sono stati scomunicati, certo. Ma era inevitabile in quegli anni di guerra fredda. Fatto sta che di battaglie laiche VERE il piccì ne ha fatte ben poche. Prima di muovere l’apparato per il referendum sul divorzio ce n’è voluto. E comunque sempre dopo gli altri. Lasciamo perdere poi le posizioni di oggi sui temi dei diritti civili. Silenzio assoluto sennò la binettilicio si incazza.

Se poi parliamo di legalità, oggi si va rimorchio della vulgata ghediniana-violantiana e si usano le stesse parole. E legalità non è un concetto di destra, borghese, autoritario. E’ tutto il contrario. Garantire l’uguaglianza di fronte alla legge di tutti. Tutelare il poveraccio che, se ha ragione, può avere la meglio sul potente di turno.

Ma c’è un tema, a proposito di egemonia culturale, che se non viene risolto, terrà in piedi i caimani per molti anni ancora: quello dell’informazione.
Se non c’è nessuno, in tv, nei giornali, nel sistema dei media a grandissima diffusione, che si prende la briga di smascherare con fatti, numeri, riscontri, le puttanate che quotidianamente vomita il casino delle libertà, nessuno che faccia i “collegamenti” utili a capire cosa realmente combinano questi, allora ce la possiamo raccontare per mille anni su questo e su mille altri blog. Ma non ne caveremo nulla. Chi dice che la televisione non conta nulla è un emerito cretino. O è in malafede.Il conflitto d’interessi, soprattutto nel campo dei media, E’ la questione. Un grande mostro dopato che fa saltare tutte le regole della partita.

E’ da lì che bisogno partire se si vuole comunicare la propria diversità, le magagne degli altri e le proposte alternative. Sennò ci sarà sempre un porta a porta dove nessuno fa domande. Solo battute. E stoccate…