lunedì 1 novembre 2010

Germogli

Pesante non farsi sentire. Stare in una stanza ovattata e non udire nemmeno le proprie urla. Aprire la finestra e trovare mattoni anziché un panorama di campi o di mare. Correre e sudare e trovarsi sempre nello stesso posto.
Nemmeno quella parte di te razionale, concreta, sempre ragionevole che ti potrebbe dire di fermarti, di cambiare strada e registro si fa viva. E non sarebbe per nulla convincente adesso. Anzi, la sentirei noiosa e saccente. Oltre che troppo comoda.
Ora ascolto l'angolo di cielo che non voglio mai dimenticare, il campetto da calcio di quand'ero bambino, l'istinto attento che coglie odori, sfumature, anche quelle più impercettibili. E' fatica, a volte. Ma chi me lo fa fare di perdere lo stupore, la gioia di costruire, la meraviglia di vedere un germoglio che cresce e di sapere che un giorno le potrò finalmente regalare un fiore?

Ora slegale

Oggi fa presto buio pesto. E' da ieri che le lancette sono rientrate all'ovile, seguendo il corso naturale della luce del sole.
Il risultato è che la penombra fa capolino già dalle quattro del pomeriggio, specie se piove fitto e noioso come oggi.
Mi ha sempre intrigato l'ora legale. Quello spostare indietro (o avanti) l'orologio, cancellando o aggiungendo arbitrariamente un'ora che non c'è.
Cosa succede in quell'ora? I treni partiti alle 02:58 e che fanno un tragitto breve arrivano prima di quando sono partiti? Così gli aerei? E non è che scompare quello che ho fatto dalle due alle tre?
E se ho conosciuto, visto, incontrato una persona, sarà fantasma o realtà?
Sono i pensieri che arrivano ogni sei mesi. E che se ne vanno pochi giorni dopo.
Intanto un'altra ora è passata.