mercoledì 28 giugno 2006

Fenomenologia dei Briatore

Il particolare più intrigante è certamente la pantofola in velluto rosso che Flavio è uso indossare nei momenti di relax, accostate al pareo etnico.
Altro marchio di fabbrica di questo bisness men da Cuneo è l’italiano “creativo” che sfodera nelle interviste biascicate ai sempre deferenti giornalisti.
Il nome del suo locale, poi, è degno di uno studio sociologico: “Billionaire”, come a dire che “manco i milioni mi bastano”, io faccio i bilioni, come Paperone però con più capelli (brizzolati).
Eppure questo bucaniere all’italiana, che ha casa a Londra, spadroneggia per la Costa Smeralda, mette su residence cafoni in Kenya e ringhia cinico ai box di Formula 1, è considerato un’icona da imitare per tanti italioti.
Gli stessi che vanno in vacanza in Costa Smeralda con le cambiali solo per appostarsi sulle banchine di Porto Cervo ad aspettare e fotografare col telefonino la velina di turno che sale, scosciata, sullo yatch di Flavio o di qualche altro. Lui ce l’ha fatta, non importa come. Briatore c’ha il grano e può fare quello che vuole. Peccato che qualche ombra sul suo passato ci sia…
Un tempo, a Cuneo, quando Flavio non era ancora Briatore, lo chiamavano il “Tribula”, come a dire uno che si arrabatta, che si dà da fare, sempre in movimento. Ma anche allora faceva il cascamorto con le donnine della zona.
Oggi, nel suo carnet, può vantare veline, modelle, stragnocche d’alto rango, ma restano comunque accessori per agghindare una vita piena di vita.
Il Tribula pensa al business, ai dollars; amici niente, solo conscenze d’affari. Flavio è un duro, è cinico, punta dritto al sodo e l’umanità è solo uno strumento per fare business.
Buona estate, Flavio da Cuneo.
E buona banchina di Porto Cervo ai tuoi ammiratori…

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